Il nome è un po’ difficile, ammettiamolo. Ma la bontà di questo sugo è di una semplicità disarmante: pomodoro, aceto, capperi, alloro e aglio. Ha origini antiche: i pescatori liguri lo usavano per condire il pesce fritto o arrosto e per conservarlo grazie alla presenza dell’aceto. L’Aggiadda risveglia i palati assopiti con tutto il gusto del Mediterraneo: è una salsa aromatica, acre, dolce ma pungente con una spiccata personalità frutto della contaminazione tra culture.
C’è quella ligure dei navigatori che nel 1500 partirono per scoprire terre lontane. Quella tunisina dell’isola di Tabarka che fu colonizzata proprio da loro e diede impulso a una cucina di carattere: quella tabarkina.
E infine quella sarda perché il viaggio di questi avventurieri finì stabilmente nelle zone di Carloforte e Calasetta.
L’Aggiadda è schietta e verace come la gente di mare e per prepararla ci vuole passione. Lo sa bene Carlo Biggio che ne ha fatto un cavallo di battaglia. Lo chef, nato in queste terre, ha viaggiato in lungo e in largo come i suoi antenati per poi tornare a Calasetta e deliziare tutti con la sua cucina casalinga di tradizione tabarkina fatta di ingredienti locali, pesce e salse di accompagnamento.
Alla sua Gastronomia Mamma Fina l’Aggiadda è il piatto forte.
Se volete cimentarvi anche voi, scoprite come realizzarla facilmente a casa in abbinamento al tonno seguendo l’esclusiva ricetta di Carlo Biggio nell’articolo di Margo Schachter su La Cucina Italiana. LEGGETE QUI.